Da oltre un anno si parla sempre più spesso dell’ISIS, il gruppo terroristico che con i suoi attentati sta facendo tremare tutto il mondo. Questa nuova “generazione di terroristi” al contrario di quanto accadeva in passato è molto competente nell’utilizzare i nuovi mezzi tecnologici e di comunicazione, per questo motivo gli uomini dell’ISIS sanno bene come proteggere la loro privacy per non essere rintracciati dalle forze dell’ordine.
È noto che l’ISIS per raggiungere il suo scopo, ovvero quello di diffondere paura e insicurezza tra la gente, pubblica su internet immagini e video montati ad arte, estremamente cruenti e duri, che attraverso i social network come Twitter si diffondono rapidamente tra la popolazione. Come già detto i terroristi dell’ISIS sanno esattamente come usare questi mezzi e sfruttarli a loro favore.
Su Wired è stato pubblicato un’interessante articolo nel quale si afferma che esisterebbe un vero e proprio manuale di 34 pagine utilizzato dai membri dell’ISIS, questa guida sarebbe stata scritta un anno fa dal Cyberkov, un’azienda del Kuwait specializzata in sicurezza informatica. All’interno del manuale viene spiegato in modo dettagliato agli jihadisti quali servizi e software utilizzare per comunicare tra di loro e scambiarsi informazioni senza essere scoperti e spiati dalle forze dell’ordine.
Da quanto si legge nel manuale agli jihadisti è sconsigliato di utilizzare Facebook e Instagram, considerati troppo deboli nel proteggere la privacy degli utenti, anche Skype non è sicuro poiché integra una backdoor che può essere utilizzata dalle forze dell’ordine per intercettare gli utenti considerati pericolosi. Inoltre nelle ultime settimane è circolata anche la notizia secondo la quale i terroristi dell’ISIS utilizzerebbero la chat integrata nella PlayStation 4 per comunicare segretamente tra di loro, di questa ipotesi però Wired non ha la certezza.
Nel manuale di cybersicurezza dell’ISIS è scritto anche di evitare l’utilizzo degli SMS tradizionali poiché “la rete può essere facilmente monitorata con apparecchiature da 3.000 dollari”. Il modo migliore per comunicare tramite chat sarebbe invece iMessage, il servizio di messaggistica istantanea dell’azienda di Cupertino, del quale si legge che “nessuno, nemmeno Apple, è in grado di monitorare le comunicazioni effettuate tramite questo servizio”. Inoltre viene anche specificato di “stare attenti alla ri-trasmissione automatica degli SMS quando l’invio di un iMessage non va a buon fine”, ovviamente nel caso in cui tale funzione non sia disabilitata nelle impostazioni del dispositivo. Anche FaceTime, il servizio di chiamata e video-chiamata VoIP di Apple, è ritenuto sicuro allo stesso livello di iMessage e quindi è preferibile usarlo al posto di Skype.
L’utilizzo dell’ormai famoso WhatsApp è fortemente sconsigliato dato che un’azienda tedesca avrebbe individuato problemi all’interno dei meccanismi di cifratura usati dagli sviluppatori. Tra le altre principali applicazioni di messaggistica istantanea viene promossa invece Telegram, ritenuta abbastanza sicura. Per la navigazione web è invece suggerito l’utilizzo di Tor al posto degli altri principali browser web, mentre per quanto riguarda le email uno dei servizi più sicuri è quello di Google: Gmail, purché si acceda alla propria casella di posta elettronica tramite Tor utilizzando false credenziali.
Da queste informazioni risulta chiaro che l’ISIS sa esattamente come utilizzare questi nuovi mezzi di comunicazione e come muoversi su internet nell’ombra. Dai dati si nota inoltre che i servizi ritenuti più sicuri e che tutelano maggiormente la privacy sono quelli sviluppati da Apple, come i già citati iMessage e FaceTime. Questo aspetto è confermato anche dalle numerose cause legali e scontri avvenuti negli ultimi anni tra Apple e molti governi, quello statunitense in primis, proprio a causa dell’impossibilità di intercettare le comunicazioni e i dati di individui indagati e potenzialmente pericolosi. La politica di Apple su questo argomento è sempre stata molto decisa e più volte ribadita a gran voce anche da Tim Cook, CEO dell’azienda:
“In Apple progettiamo i nostri prodotti in modo da mantenere la privacy delle persone. Ci sono cose relative a te che sono criptate all’interno del dispositivo e non permettiamo che questi dati vengano diffusi. Non lo facciamo perché ci sembra sia qualcosa che non abbiamo il diritto di sapere. Noi non leggiamo le vostre email né i vostri messaggi.
Progettiamo i nostri prodotti in modo che la privacy sia parte del prodotto e con la sicurezza integrata. Se ci pensate, alcuni dei nostri dati più personali sono sul telefono: nostre informazioni di carattere finanziario, nostre informazioni sanitarie, le conversazioni con i nostri amici, la famiglia e i colleghi. L’uso di backdoor non è una buona idea e la cifratura è un imperativo nel mondo odierno, gli utenti hanno diritto alla privacy e i nostri clienti non sono i nostri prodotti. Non raccogliamo enormi quantità di dati per conoscere ogni dettaglio sulla loro vita. Non è semplicemente un business nel quale siamo coinvolti.
Il nostro impegno per la tutela della privacy nasce dal profondo rispetto che abbiamo per i nostri clienti. Sappiamo bene che la loro fiducia è preziosa. Per questo ci siamo sempre impegnati al massimo per guadagnarcela e mantenerla, e continueremo a farlo.”
Specialmente in seguito agli ultimi tragici attacchi terroristici di Parigi il dibattito è ancora più acceso, tutelare la privacy degli utenti ai massimi livelli o aumentare la sicurezza internazionale per proteggerci da organizzazioni criminali come l’ISIS?