Una delle notizie più importanti della settimana è stata quella relativa alla chiusura, chiesta dall’FBI, di due siti di file sharing: Megaupload e MegaVideo. E’ fuor di dubbio che sui due siti fossero presenti file illegali, ma è anche vero che gran parte degli utenti utilizzavano la piattaforma Megaupload per condividere e conservare file personali e legali
Gli inquirenti USA hanno stimato che i due siti hanno provocato danni per i proprietari dei relativi diritti di copyright pari a 500 milioni di dollari per mancati introiti dalla vendita di software, musica e film. La corte del distretto della virginia dell’Est, riunitasi il 5 gennaio scorso, ha indicato i proprietari del sito responsabili di una cospirazione di racketing internazionale, violazione di copyright e riciclaggio di denaro “sporco”. I proprietari rischiano un totale di 50 anni di prigione per ben 4 capi d’accusa differenti e sono stati già arrestati in Nuova Zelanda, lì dove risiedevano, su richiesta delle autorità USA. L’accusa riguarda il fondatore di Megaupload Kim Dotcom, conosciuto anche sotto le false identità di “Kim Schmitz” e “Kim Tim Jim Vestor”, 37 anni, residente sia ad Hong Kong che Nuova Zelanda. Si tratta di uno dei più grandi casi di chiusura di siti di file hosting su web al quale potrebbero seguire a ruota 4shared, rapidshare e moltissimi altri. Le società sotto accusa sono due: la “Megaupload S.p.A” e la “Vestor S.p.A.”. La seconda è stata utilizzata da Kim Dotcom, direttore e presidente dell’azienda, per controllare indirettamente gli interessi sui siti affiliati a Megaupload. Secondo quanto riportato dall’F.B.I., tramite i contenuti illegali il sito poteva assicurarsi oltre un miliardi di visite, 150 milioni membri registrati e 50 milioni di visitatori giornalieri per il 5% del traffico di internet che portava Megauload al 13° posto come sito più popolare al mondo. Secondo l’F.B.I. Megaupload “promuoveva l’upload dei contenuti protetti più popolari per la distribuzione verso il maggior numero di utenti e scoraggiava l’utilizzo del sito come storage on-the-cloud legale, tramite pulizie dei contenuti non popolari“. Megauload offriva poi ricompense per quegli utenti abbonati che indirizzavano il maggior numero di utenti al sito, favorendo la nascita di migliaia di siti appositi per il linking di file protetti da copyright. L’intento di nascondere l’attività fraudolenta da parte di Megaupload è evidente per gli inquirenti, soprattutto per la mancanza di una funzione di ricerca diretta dei contenuti disponibili e dell’eliminazione selettiva dei titoli illegali dalla classifica dei contenuti più scaricati dagli utenti. Un’altra accusa mossa ai danni del sito è la seguente: quando i proprietari dei diritti su contenuti illegali caricati sul sito contattavano il sito stesso, il team di Megaupload si attivava per la rimozione di uno solo dei molteplici file che componevano il contenuto originale, così da permettere a milioni di utenti di scaricare comunque il contenuto tramite le decine di link dublicati. L’accusa addirittura sostiene che Megaupload pagasse gli uploader più “redditizzi” e i siti “mirroring” che diffondevano in rete link al download diretto dei contenuti di Megaupload. La reazione alla chiusura dei due portali è stata immediata: il gruppo di hacker conosciuto con il nome di Anonymous ha provveduto ad attaccare e rendere irraggiungibili alcuni siti istituzionali o comunque collegati alla decisione dell’FBI: quello del dipartimento di giustizia, quello della RIA, quello della MPAA e quello della Warner Bros.
FONTE: iPhoneItalia